Silvia Ussai: necessario investire in ricerca e sviluppo dei farmaci per la salute mentale
Investire sulle sperimentazioni per migliorare il supporto clinico in un ambito sempre più incidente, spiega SIlvia Ussai
La Dr.ssa Silvia Ussai, medico
farmacologo e membro del gruppo di lavoro Farmaci e Povertà della Società
Italiana di Farmacologia, è chiara: “Fare
luce sulle esigenze in ambito psichiatrico risulta un’urgenza oltre che una
responsabilità del sistema sanitario”.
Guardando ai dati dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS), 970
milioni di persone, pari al 12,5%
della popolazione mondiale, soffrono di disturbi
mentali.
“Nonostante l’impatto rilevante
delle patologie psichiatriche sui
sistemi sanitari, assistiamo ad un costante disinvestimento della ricerca e sviluppo sui farmaci per la salute
mentale”, commenta la Dr.ssa
Silvia Ussai.
Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da un lieve ma regolare aumento della prevalenza di disturbi psichiatrici e l’uso di
farmaci quali benzodiazepine e antidepressivi. Inoltre, le misure restrittive attuate per contenere la pandemia da COVID-19 hanno acuito ulteriormente i
problemi di salute mentale, con
livelli significativi di depressione e
ansia segnalati anche negli adolescenti e associati a una riduzione
della motivazione a svolgere attività solitamente gradite.
“La mancanza di nuove e più efficaci opzioni terapeutiche in psichiatria è da attribuirsi alla limitata
comprensione delle basi biologiche dei disturbi mentali, che determina un
rischio significativo di fallimento degli
studi clinici in fasi avanzate”, prosegue Silvia Ussai.
Allo stesso tempo, nuove complessità emergono dalla gestione nella pratica clinica di protocolli farmaceutici per
principi attivi sul mercato da tempo. Un esempio concreto riguarda l’Amitriptilina, la cui scheda tecnica è stata
aggiornata, nel 2019, dall’Agenzia Europea del Farmaco in seguito a puntuali
evidenze scientifiche.
“Una delle modifiche fa
riferimento all’aggiunta delle allucinazioni tra le reazioni avverse, in
passato riportato per pazienti con schizofrenia. Sulla base dei dati forniti,
si è invece proposto di includere le allucinazioni, ma non riferite unicamente
ai pazienti con schizofrenia. La seconda riguarda l’interazione con l’Acido
Valproico, inserita tra gli effetti indesiderati gravi”, spiega
la Dr.ssa Silvia Ussai.
“Intanto, importanti scoperte
sono emerse anche sul fronte delle
interazioni tra farmaci e del più ampio campo della farmacogenetica” – commenta
la Dr.ssa Ussai. “Ad esempio, recenti studi hanno dimostrato come il farmaco Ademetionine agisca sul complesso CYP450, uno dei
principali meccanismi di variazione dei livelli plasmatici e quindi degli
effetti dei farmaci su base genetica”, continua la Ussai.
Tali evidenze portano ad una nuova consapevolezza del rischio di importanti interazioni
anche con altri farmaci psichiatrici
prescrivibili in associazione.
“Analogamente a quanto avvenuto
in passato per le malattie infettive
e quelle non trasmissibili” - conclude Silvia Ussai - “è giunto il
momento di guardare ad un investimento
globale sui temi della farmacologia psichiatrica”.
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